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Max Aub, Delitti Esemplari

Quell'attore era così cane, ma così cane che tutti pensavano - ne sono sicuro - "c'è da ammazzarlo". Ma nel preciso istante in cui lo pensavo io, cadde qualcosa giù dal sipario e lo fece secco: Da allora vivo nel rimorso di essere stato io responsabile della sua morte.

Potete chiederlo al Club degli scacchi di Mexicali, al Casino di Hermosillo, al Circolo di Sonora: io sono, io ero assai miglior giocatore di scacchi di lui. Nessuna possibilità di confronto. E lui mi vinse cinque partite di seguito, non so se vi rendete conto. Lui, un giocatore di categoria C! All'ultimo scacco matto, presi un alfiere e glielo ficcai, dicono, dentro un occhio. Un autentico colpo d'occhio...

 

Sono maestro. Da dieci anni insegno nella scuola elementare di Tenancingo. Sui banchi della mia classe sono passati tanti bambini. Credo di essere un buon maestro. Lo credetti finché non spuntò fuori quel Panchito Contreras. Non mi prestava alcuna attenzione e non imparava assolutamente niente: perché non voleva. Nessuna punizione, né morale né corporale, gli faceva effetto. Mi guardava insolente. Lo supplicai, lo picchiai: non ci fu verso. Gli altri bambini cominciavano a prendermi in giro. Persi ogni autorità, il sonno, l'appetito, finché un giorno non ne potei più, e, perché servisse d'esempio, lo impiccai all'albero del cortile.

 

da Delitti esemplari, 1957, Crimenes ejemplares, traduzione di Lucrezia Panunzio Cipriani

 

Ultimo aggiornamento: 12/07/2006 - Per suggerimenti e contributi: E-mail

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